sabato 29 aprile 2017
Due libri per coloro che amano la lingua italiana
giovedì 20 aprile 2017
Come si struttura un testo argomentativo
STRUTTURA DEL TESTO ARGOMENTATIVO | |
1. Si parte da un problema | Quale cibo è adatto ad una dieta sana? |
2. Formulazione della tesi | Sicuramente la mela è un cibo ideale |
3. Argomenti a favore della tesi | Infatti è leggera e facile da digerire |
4. Prove a favore | Perché è ricca di vitamine e sostanze nutrienti |
5. Antitesi | Altri tipi di frutta, invece, non sono adatte alla dieta |
6. Argomenti a favore dell’antitesi | Ad esempio la banana è nutriente, ma non adatta ad una dieta |
7. Confutazione dell’antitesi | Infatti è ricca di zuccheri e la presenza di potassio la rende di non facile digestione |
8. Conclusione che rinforza la tesi | Quindi la mela si rivela il cibo più adatto |
Sul plurale dei nomi che finiscono in -CIA e -GIA
La norma nella grafia dei plurali dei nomi in –cia e –gia con i atona è la seguente:
- Conserviamo la i quando la c e la g dei nessi –cia e –gia sono precedute da vocale:
camicia ▶ camicie
valigia ▶ valigie
acacia ▶ acacie
ciliegia ▶ ciliegie
- Eliminiamo la i quando la c e la g dei nessi –cia e –gia sono precedute da consonante:
provincia ▶ province
quercia ▶ querce
frangia ▶ frange
conscia ▶ consce
coscia ▶ cosce
fascia ▶ fasce
Formazione del plurale dei nomi che finiscono in - cia e - gia
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- Quando invece la i dei gruppi -cia, -gia, -scia è accentata, al plurale si conserva sempre:
farmacìa ▶ farmacìe
strategìa ▶ strategìe
scìa ▶ scìe.
- I nomi e gli aggettivi che finiscono in –accia, –iccia, –occia, –uccia perdono la i al plurale:
cosuccia ▶ cosucce
grassoccia ▶ grassocce
mangereccia ▶ mangerecce
parolaccia ▶ parolacce
rossiccia ▶ rossicce
–▶ Plurale dei nomi che finiscono in -CO e -GO
mercoledì 19 aprile 2017
Sul plurale dei nomi che finiscono in -CO e -GO
I nomi che terminano in -co e -go possono formare il plurale maschile in -chi e -ghi oppure in -ci e -gi.
I nomi con l'accento sulla penultima sillaba di solito mantegono la consonante velare:
albergo ▶ alberghi
fungo ▶ funghi
fuoco ▶ fuochi
lago ▶ laghi
gioco ▶ giochi
I nomi con l'accento sulla terzultima sillaba di solito mutano la consonante in palatale:
medico ▶ medici
monaco ▶ monaci
psicologo ▶ psicologi
archeologo ▶ archeologi
equivoco ▶ equivoci
Le eccezioni sono poche e tra le più diffuse ricordiamo:
amico ▶ amici
greco ▶ greci
nemico ▶ nemici
porco ▶ porci
analogo ▶ analoghi
arcipelago ▶ arcipelaghi
catalogo ▶ cataloghi
dialogo ▶ dialoghi
naufrago ▶ naufraghi
Esistono delle parole che presentano entrambe le forme di plurale -ci / -chi, -gi / -ghi.
Le più comuni sono:
stomaco - stomaci/stomachi
antropofago - antrofagi/antropofaghi
achirurgo - chirurgi/chirurghi
–▶ Plurale dei nomi che finiscono in -CIA e -GIA
giovedì 13 aprile 2017
Preposizioni composte
In mezzo a
La fontana è in mezzo alla piazza.
Davanti a; dinanzi a
Davanti alla legge tutti sono uguali.
Dietro (a)
Luigi abita dietro la scuola (alla scuola).
Sotto (a)
Nasconditi sotto il letto.
Sopra (a)
Ho lasciato la chiavi sopra il tavolo.
Di fronte a
Siediti di fronte a Lara.
Vicino a
Mi piace vivere vicino al mare.
Accanto a
Mi sono seduto accanto alla finestra.
Lontano da
Preferisco non abitare lontano dal centro.
Nei dintorni di
Cerco casa nei dintorni dell'università.
Dalle parti di
Aldo abita dalle parti dell'ospedale.
Intorno a
Facciamo una passeggiata intorno alla cattedrale.
In fondo a
C'è un buon ristorante in fondo a questa strada.
Oltre (a)
Il paesaggio cambia oltre il confine.
Presso
Abita presso i nonni.
Lungo
È piacevole passeggiare lungo il fiume d'estate.
In cima a
Siamo in cima alla montagna dopo tre ore.
Dentro (a)
La giacca è dentro l'armadio.
Fuori da, di
Hai lasciato le uova fuori dal frigorifero.
Entro
Devo finire di leggere il libro entro il 20 luglio.
"Dietro", "sopra", "sotto", "presso" e "dentro" hanno bisogno della preposizione "di" davanti ai pronomi personali.
Dietro di me c'è Luisa.
Addosso a
Il gatto si addormenta sempre addosso a Marco.
Prima di
Prima di uscire telefona a Pietro.
Dopo
Dopo la partita preparo la cena.
Verso
Se vai verso il centro ti accompagno.
Ci vediamo verso le sei.
Attraverso, tramite
Mi hanno avvisato tramite lettera.
Insieme a
Vado al cinema insieme a Eva.
Contro
Non posso farlo, va contro i miei principi.
Tranne, fuorché, eccetto
Sono venuti tutti tranne Fausto.
Secondo
Secondo il mio punto di vista è rischioso.
All'interno di
La lettera si trova all'interno della busta.
All'esterno di
Non bisogna lasciare rifiuti all'esterno del contenitore.
"Contro", "attraverso" e "verso" hanno bisogno della preposizione "di" davanti ai pronomi personali:
Non ho niente contro di te.
Ho solo buoni sentimenti verso di lui.
sabato 8 aprile 2017
I verbi pronominali
I verbi pronominali sono i verbi che si coniugano con le particelle pronominali, prive di qualunque funzione e significato, e senza significato riflessivo (per esempio, affliggersi, pentirsi, meravigliarsi, fermarsi, ecc.).
I verbi pronominali idiomatici si coniugano con uno o due pronomi o particelle pronominali che fanno assumere al verbo un significato diverso da quello originale.
I più comuni sono: avercela, aspettarsela, cavarsela, farcela, bersela, mettercela tutta, fregarsene, vedersela brutta, sentirsela, svignarsela, dormirsela, spuntarla...
Uso del passato remoto
L’indicativo passato remoto descrive uno stato/fatto anteriore al momento dell’enunciazione, privo di relazione diretta con esso, e presentato come “compiuto”. L’aggettivo “remoto” va dunque inteso nel senso di “separato, concluso” e non, come spesso erroneamente accade, di “lontano nel tempo”.
Su questo campo due giorni fa segnai una tripletta.
Il capo ripartizione si stupì di trovare la pratica in archivio.
La guerra dei Sette Anni ebbe termine nel 1763.
Il periodo ipotetico
Il periodo ipotetico è composto da una frase dipendente condizionale, introdotta dalla congiunzione se (protasi), che esprime appunto una condizione o un presupposto e da una frase principale che esprime la conseguenza o il risultato di questa condizione o presupposto (apodosi).
Tipi di periodo ipotetico:
- Periodo ipotetico della REALTÀ:
se + indicativo presente/indicativo presente, se + indicativo presente/indicativo futuro, se + indicativo futuro/indicativo futuro
Esempi:
Se piove rimaniamo a casa. Se fai tardi telefonami. Se verrà anche lui mi farà piacere.
- Periodo ipotetico della POSSIBILITÀ:
se + congiuntivo imperfetto - condizionale semplice/imperativo.
Esempi:
Se avessi abbastanza soldi andrei in vacanza alle Seychelles.
Se avessi bisogno d'aiuto chiamami.
- Periodo ipotetico dell'IMPOSSIBILITÀ:
se + congiuntivo imperfetto/trapassato - condizionale semplice/composto.
Esempi:
Se avessi le ali, volerei.
Se avesse bevuto un po' di meno ora non sarebbe ubriaco.
Se fossi venuta al concerto con noi ieri sera ti saresti divertita.
Esempio: Se venivi al concerto con noi ieri sera ti divertivi.
Uso del condizionale
Il condizionale semplice (o condizionale presente) esprime:
- Fatti che hanno la possibilità di realizzarsi nel presente o nel futuro, ma non la sicurezza, in quanto sono condizionati da altri fatti o circostanze.
Scriverei a mia madre...
... ma c'è lo sciopero.
... ma non ho tempo.
... se avessi tempo.
... se non ci fosse lo sciopero della posta.
- Una richiesta o un desiderio formulati con cortesia o modestia: *
Vorrei vedere un paio di guanti.
Dovresti studiare di più.
Avrei fame... Vorrei mangiare.
Direi di no!
Non saprei come rispondere.
Direi che è sgarbato a comportarsi così.
Potrebbe fissarmi un appuntamento.
- Notizie o fatti non confermati: questo uso è tipico dello stile giornalistico, quando si riportano voci non sicure:
Secondo voci non confermate gli sposi, dopo la cerimonia avrebbero l'intenzione di andare in un'isola del Mediterraneo, dove si fermerebbero per alcuni giorni in una villa di amici di famiglia e poi proseguirebbero per una crociera lungo le coste greche.
Voglio vedere un paio di guanti. Ho fame... Voglio mangiare. Dico di no! Non so come rispondere.
Il condizionale composto si riferisce a un tempo passato ed ha gli stessi valori del condizionale semplice.
Il condizionale composto (o passato) esprime:
- Fatti che non hanno avuto la possibilità di realizzarsi, in quanto sono stati ostacolati da altri fatti o circostanze.
Avrei scritto a mia madre...
... ma c'è lo sciopero.
... ma non ho tempo.
... se avessi tempo.
... se non ci fosse lo sciopero della posta.
- Un desiderio non realizzato:
Avevo fame... Avrei voluto mangiare.
Mi sarebbe piaciuto andare al concerto con Renato, ma avevo già un altro impegno.
Avresti partecipato volentieri a quel concorso?
Avresti dovuto studiare di più.
- Notizie o fatti non confermati: questo è un uso tipico dello stile giornalistico, quando si riportano voci non sicure.
Secondo voci non confermate, gli sposi, dopo la cerimonia, sarebbero andati in un'isola del Mediterraneo, dove si sarebbero fermati per alcuni giorni un una villa di amici di famiglia e poi avrebbero proseguito per una crociera lungo le coste greche.
Uso della d eufonica
La d eufonica è una risorsa fonetica per evitare, nella lingua parlata e scritta, l'incontro di due suoni identici e consecutivi:
ed ecco;
ad andare;
od obbligare.
Quando si usa la d eufonica?
Con la preposizione a > ad + parola iniziante per a
Con la congiunzione e > ed + parola iniziante per e
Fino a una cinquantina di anni fa, l'assenza della d eufonica veniva considerato un errore molto grave. Oggi, però, limitiamo l'uso della de eufonica ai casi di incontro della stessa vocale.
Così, diciamo:
a osservare, non ad osservare;
e anche, non ed anche;
ad aspettare, non a aspettare;
ed entrò, non e entrò.
Un'eccezione, imposta dall'uso è:
ad esempio, non a esempio.
Se la parola che segue contiene una d nelle prime sillabe, la d eufonica andrà evitata:
Giacomo e Edoardo (corretto)
Giacomo ed Edoardo (errato)
devo dire a Ada (corretto)
devo dire ad Ada (errato)
La d eufonica non si usa più con la congiunzione o:
ieri o oggi (corretto)
ieri od oggi (errato)