giovedì 31 ottobre 2019

Uso del gerundio


Il gerundio è una modo indefinito del verbo. Ha due forme, il gerundio presente ed il gerundio passato.


Costruzione del gerundio


  • are > -ando: andare > andando
  • ere > -endo: credere > credendo
  • ire > -endo: finire > finendo
Il gerundio passato si forma utilizzando le forme del gerundio presente dei verbi ausiliare più il participio passato del verbo principale:


Essendo andato Avendo creduto Avendo finito



L'uso del gerundio



In italiano incontriamo il gerundio nella cosiddetta forma progressiva, ovvero nella costruzione stare + gerundio, corrispondente all'inglese -ing form (I am doing something).


La forma progressiva dà un'idea di durata, di un'azione osservata nel momento del suo svolgimento:

  • Che cosa stai facendo?
  • Sto preparando la cena
La forma progressiva può essere anche utilizzata al passato, usando stare all'imperfetto:

  • Che cosa stavi facendo quando ti ho telefonato? Stavo litigando con mia moglie (la stessa idea di durata può essere espressa dall'imperfetto: che cosa facevi quando ti ho telefonato? - Litigavo con mia moglie.)




Il gerundio, tuttavia, viene anche utilizzato da solo col valore di una frase dipendente, spesso quando il soggetto della dipendente e della principale sono identici. Il gerundio in questi casi può avere la funzione di una frase dipendente:


Temporale
Andando a casa ho incontrato Luca = mentre andavo a casa ho incontrato Luca.


Condizionale
Facendo più sport, vi sentirete più in forma = se fate più sport, vi sentirete più in forma.


Modale
Prendendo l'autobus ci vogliono dieci minuti = In autobus ci vogliono dieci minuti.


Causale (spesso utilizzando il gerundio passato)
Avendo vissuto un anno a Roma, parla italiano perfettamente = Poiché ha vissuto un anno a Roma parla italiano perfettamente.

Concessiva (introdotta da "pur")
Pur avendo pochi soldi è andato un mese in vacanza alle Canarie = Anche se ha pochi soldi è andato un mese in vacanza alle Canarie.

 

Come per le altre forme indefinite del verbo, i pronomi atoni, ci e ne seguono il gerundio. Esempi:

  • Devi parlare con Luca. Parlandoci, capirai i suoi problemi.
  • Maria non sopportava Anna. Incontrandola per strada, cambiava sempre direzione.
Quando i soggetti sono diversi il soggetto del gerundio segue il verbo. Esempi:

  • Essendo l'inglese la lingua più utilizzata nel mondo, i bambini la dovrebbero imparare già alle elementari.

mercoledì 7 agosto 2019

Avverbi di frequenza

Non ho MAI letto questo libro. (never)
Non dorme QUASI MAI a casa la notte. (hardly ever)
Gianni è stato invitato da tutti RARAMENTE. (rarely/seldom)
Dovresti passare a trovarmi OGNI TANTO. (occasionally)
QUALCHE VOLTA anche tu sbagli. (sometimes)
DI QUANDO IN QUANDO si sente qualche piccolo terremoto. (now and then)


DI SOLITO vado in vacanza con Giovanna. (usually)
PER LO PIÙ trascorro le mie vacanze al mare. (mostly)
NORMALMENTE mio marito torna a casa prima di me. (normally)
Le accade SPESSO di svenire. (often)
Mi accade SOVENTE di essere raffreddato. (frequently)
Lei rimane a letto QUASI SEMPRE la domenica mattina. (almost always)
Mi alzo SEMPRE alle sette. (always)

domenica 21 luglio 2019



Le proposizioni interrogative indirette sono proposizioni subordinate che esprimono un dubbio o una domanda in forma indiretta, cioè senza il punto di domanda e senza l'intonazione interrogativa.

Nelle proposizioni interrogative indirette introdotte dalla congiunzione SE  è possibile adoperare sia l’indicativo sia il congiuntivo.



Esempi di proposizioni interrogative indirette:


  1. L'insegnante di tedesco mi chiese se avevo/avessi studiato per il compito.
  2. Stefania mi ha chiesto che cosa volevo/volessi fare oggi.
  3. Non sapeva più se te l’avevo/avessi detto ieri.

venerdì 12 luglio 2019

La congiunzione SIA... SIA

 

 

La congiunzione correlativa SIA... SIA ha il significato di TANTO... QUANTO:

Ci sono sia mele sia pesche.
Vivono al mare, sia d'estate sia d'inverno.
Sto bene
sia in città sia in campagna.
Fa bello sia al mare sia in montagna.
Sono simpatiche sia Gemma sia Anna.
Sia vero sia falso, per me non cambia nulla.
Possiamo andare sia al mare sia in montagna.
Voglio sia la marmellata di pesche sia quella di arance.
Sta cercando sia di lavorare lì sia di aiutare la madre col negozio.


La congiunzione correlativa SIA CHE... SIA CHE si usa tra proposizioni dipendenti condizionali con il verbo al congiuntivo:

Sia che tu venga da solo, sia che tu venga con loro, non mi cambia niente.
Sia che partiate, sia che restiate, per me fa lo stesso.
A me non importa nulla, sia che venga lui, sia che venga un altro.
Lo farà comunque, sia che vi piaccia, sia che non vi piaccia.

mercoledì 10 luglio 2019

Plurali con doppia forma

 

 

Alcuni sostantivi maschili in -o, oltre al plurale regolare in -i, di genere maschile, ne hanno un altro in -a, di genere femminile. Pubblichiamo qui di seguito i più comuni:


Singolare Plurale
braccio

 
I bracci del Danubio. I bracci della bilancia. I bracci della croce.

Le braccia del corpo umano
budello
 
I budelli del centro storico.

Le budella del pollo, del maiale.
calcagno
 
Quando alzavo i calcagni, mi lanzavano pietre contro.

Avere qualcuno alle calcagna.
cervello I cervelli più famosi al mondo.

Farsi saltare le cervella.
ciglio I cigli della strada.

Le ciglia degli occhi.
corno I corni della luna. I corni dell'orchestra. I corni del dilemma.

Il cervo ha un paio di corna ramificate.
cuoio I cuoi prodotti in Toscana sono molto pregiati.

Ha tirato le cuoia.
dito I diti mignoli.Versami due diti di vino.

Le dita di una mano.
filo I fili d'erba. I fili dell'alta tensione. I fili di lana.

Le fila del discorso. Le fila della storia. Le fila del complotto.


fondamento I fondamenti della civiltà. I fondamenti della scienza.

Le fondamenta della casa. Le fondamenta di una chiesa.
gesto I gesti degli italiani.

Le gesta di Giulio Cesare.
grido I gridi dei gabbiani. I gridi dei rapaci.

Le grida della folla. Non sentivano le nostre grida d'aiuto.
labbro Il medico ha suturato i labbri della ferita. I labri di un recipiente di terracotta.

Un bacio sulle labra.
lenzuolo Ho comprato due lenzuoli. Un muccio di lenzuoli da stendere.

Mi piace stare tra le lenzuola.
membro I membri dell'associazione. I membri del Senato. I membri della famiglia.

Ha le membra indolenzite.
muro I muri portanti. I muri di collegamento.

Le mura della città.
osso Gli ossi del femore. Ossi di seppia.

Mi fanno male le ossa.
urlo Gli urli delle fiere.

Sapessi che urla terribili sa lanciare mio fratello

venerdì 28 giugno 2019



CHE

Che è un pronome relativo indeclinabile che può essere usato come soggetto o come complemento oggetto. Può far riferimento a persone, cose o situazioni.

Anna è una ragazza che piace a tutti (soggetto).
Anna è una ragazza che tutti conoscono (complemento oggetto).





CUI

Anche cui è un pronome relativo indeclinabile, però a differenza di che, si usa dopo una preposizione.

Ecco la canzone di cui ti ho parlato.
Questa è la ditta per cui ho lavorato.
Ti presento le ragazze con cui frequento il corso di tedesco.

La preposizione a può essere eliminata.

Noémi è la ragazza ungherese (a) cui scrive sempre delle email.

Cui posizionato tra l'articolo determinativo e il nome indica un rapporto di possesso, di appartenenza.

La scrittrice, il cui libro ha avuto così tanto successo, farà una conferenza all'università.
La Norvegia, la cui più grande risorsa è il petrolio, non pensa minimamente di entrare nella UE.






IL/LA QUALE, I/LE QUALI

Questi pronomi relativi possono avere funzione di soggetto e complemento indiretto, preceduti in questo caso da preposizioni. Sono utilizzati in un registro della lingua più formale e soprattutto nella lingua scritta.

Il signor Rossi, il quale ha sempre avuto problemi di insonnia, prende sempre un sonnifero prima di andare a letto = Il signor Rossi, che ha sempre avuto problemi di insonnia… Il signor Rossi, del quale mi parlavi ieri, è stato ricoverato ieri in ospedale = Il signor Rossi, di cui mi parlavi ieri…




CHI

Chi è un cosiddetto pronome doppio: in realtà si tratta di due pronomi, un dimostrativo (colui, quello) e un relativo (che). Non fa riferimento ad un elemento precedente della frase e il verbo che lo segue è alla terza persona singolare.

Chi dorme non piglia pesci.
Conosco chi ti può aiutare.




giovedì 20 giugno 2019



MENTRE ha due valori:

Valore temporale
È successo mentre ero fuori città
Mentre camminavo pioveva.
Mentre esci fermati in libreria.
Parti mentre sei in tempo.
Ieri mentre ero in centro, ho incontrato Stefania.
Mentre aspettiamo, possiamo ascoltare un po' di musica.
Ho conosciuto mia moglie Mentre frequentavo l'ultimo anno del liceo.





Valore avversativo
Sei scappato mentre avresti dovuto affrontarlo.
Ti lamenti mentre dovresti esser contento.
Le case in vendita sono molte, mentre quelle in affitto sono troppo poche.
Dormi, mentre dovresti studiare.
La pasta era molto buona, mentre il pollo era un po' salato.
Mentre tu sei gentile, tuo fratello è davvero sgarbato!

venerdì 7 giugno 2019



Il Professore Patota ci spiega in questi video quando si usa la virgola.



Quando non va messa la virgola?




Il punto e virgola è un segno di punteggiatura che viene usato per collegare concetti affini, rendere più elegante il tuo stile di scrittura e far risultare più ordinati e ricercati i tuoi scritti - se lo usi a dovere! Se ti interessa sapere come usare correttamente questo - per molti, esoterico - segno di interpunzione, segui i consigli del Professore Patota!



Come si usa la virgola?

I gradi dell'aggettivo


La qualità posseduta dall'aggettivo qualificativo può essere espressa in TRE GRADI DIVERSI:


GRADO POSITIVO Elegante
GRADO COMPARATIVO di MAGGIORANZA Lucia è più elegante di Marta
MINORANZA Marta è meno elegante di Lucia
UGUAGLIANZA Marta è (altrettanto/tanto) - (così) elegante quanto - come Serena
GRADO SUPERLATIVO RELATIVO Lucia è la più elegante di tutte
ASSOLUTO Lucia è elegantissima

Lucia è molto/veramente/tanto/assai elegante


Il comparativo


Comparativo di uguaglianza Luigi è (tanto) gentile quanto suo fratello.

Luigi è (così) studioso come me.
Comparativo di maggioranza Sono più giovane di lui.

La mia casa è più grande della tua.


Marco è più bello di Cristiano.
Comparativo di minoranza Ancona è meno grande di Milano.

Le mie scarpe sono meno comode delle tue.

Oggi Lina è meno simpatica del solito.


Utilizziamo di quando la parola che segue l'aggettivo è un sostantivo, un pronome, un avverbio non preceduti da preposizione.

Si usa più... di o meno... di quando la parola che segue l'aggettivo è un sostantivo, un pronome, un avverbio non preceduti da preposizione, dunque quando paragoniamo due sostantivi o due pronomi, non preceduti da preposizione e quando uno dei due termini di paragone è il soggetto della frase. Esempi:


  • La Germania è più popolosa della Catalogna.
  • Io sono più vecchio di te.
Si usa piùche o meno…che nei seguenti casi:


  • Paragone fra due aggettivi: Quella ragazza è più simpatica che bella.
  • Paragone fra due sostantivi (dove nessuno dei due è soggetto della frase): Mangio più verdure che carne.

  • Paragone fra due verbi: È più bello andare in vacanza che lavorare.
  • Paragone tra due complementi indiretti (nomi/pronomi preceduti da preposizione): Mi piace più mangiare al ristorante che in casa.
  • Paragone fra due avverbi: Meglio tardi che mai.



Il superlativo

Superlativo relativo:


  • Carlo è il ragazzo più intelligente (della classe)/(tra gli altri) (Cfr. comparativo: Carlo è più intelligente degli altri studenti.) Formiamo dunque il superlativo relativo aggiungendo l'articolo determinativo alla forma del comparativo.
Superlativo assoluto:


  • Carlo è molto/tanto/assai intelligente.
  • Carlo è intelligentissimo.
Il superlativo assoluto esprime un alto grado di una qualità, senza paragoni. Si forma anteponendo gli avverbi molto/tanto/assai all'aggettivo o aggiungendogli la desinenza -issimo.



Il superlativo assoluto si può anche formare ripetendo l'aggettivo:
  • Questo problema è facile facile
Comparativi e superlativi irregolari

Grado positivo Comparativo Superlativo relativo Superlativo assoluto
Buono Più buono/Migliore Il più buono/Il migliore Buonissimo/Ottimo
Cattivo Più cattivo/Peggiore Il più cattivo/Il peggiore Cattivissimo/Pessimo
Grande Più grande/Maggiore Il più grande/Il maggiore Grandissimo/Massimo
Piccolo Più piccolo/Minore Il più piccolo/Il minore Piccolissimo/Minimo

venerdì 5 aprile 2019

Uso scorretto di PIUTTOSTO CHE

L'impiego di «piuttosto che» nel senso di «oppure», inizialmente di carattere snob, è divenuto un fenomeno sociolinguistico dilagante, assumendo natura di moda, con il favore del prestigio che molti parlanti attribuiscono ai costumi linguistici settentrionali.





I verbi ANDARE e VENIRE

Il verbo ANDARE indica il movimento verso un luogo in cui non è presente il nostro interlocutore, cioè la persona con cui parliamo.

Ad esempio:
Sai Anna, oggi vado al cinema.
Martedì ho intenzione di andare al mare.
Stasera andiamo a teatro.
La scorsa estate Anna e Laura sono andate in Scozia.
Domani io e Paolo andremo in discoteca.


Il verbo VENIRE esprime il movimento verso il luogo in cui è presente o sarà il nostro interlocutore. indica cioè il recarsi in un luogo in cui si trova o sarà il nostro interlocutore.

Ad esempio:
Vengo a prenderti a casa alle 10.
Vengo a casa tua domani sera.
Vieni in discoteca sabato?
Piero viene alla festa domani? (È chiaro che alla festa ci sono anche io)
La scorsa estate Giorgio e Paola sono venuti in Germania. (È chiaro che in Germania ci era anche chi parla)
Sabato verrò con te a cena a casa di Laura.

Vedi: Andare a / Andare in



martedì 2 aprile 2019


1. PURCHÉ
Non importa dove andiamo, purché ci si vada a rilassare.
Purché tu prometta di non finirti tutte le scorte di birra, sei invitato.

2. A PATTO CHE
Ti concederò di uscire a patto che tu studi.
Accetto, a patto che mi lasciate in pace.

3. A CONDIZIONE CHE
Accetto, a condizione che tu mi dia carta bianca.
Ti raggiungerò a condizione che che non piova.

4. OVE
Ove tu decida di uscire, telefonami.
Ove fosse necessario, verrei.

5. QUALORA
Te lo darei, qualora tu lo volessi.
Diteglielo, qualora venga.

Tutte queste congiunzioni richiedono il verbo al congiuntivo!


lunedì 1 aprile 2019



La locuzione congiuntiva pur di più verbo all'infinito si adopera nell'italiano di ogni livello per esprimere uno scopo che si vuole ottenere ad ogni costo e in qualunque modo:

Pur di farla finita, gli ho detto di sì.
Pur di avere quel tappeto, pagherei qualunque prezzo.
Pur di farsi notare, si comporta da buffone.
Pur di farcela affronterebbe qualsiasi sacrificio.
Farei di tutto pur di andare con lui.
Ho pagato più del dovuto, pur di liberarmi di lui.
Darei qualunque cosa pur di vederlo sistemato.
Farei qualsiasi cosa pur di aiutarti.
Pur di averlo pagherei oro.


venerdì 15 marzo 2019





Il congiuntivo presente si usa generalmente nella frase secondaria per indicare eventi visti come non reali o non obiettivi.



Il congiuntivo passato si usa per esprimere anteriorità rispetto al verbo principale che è al tempo presente dell'indicativo, cioè per esprimere un'azione avvenuta prima rispetto a quella espressa nella frase principale.




Il congiuntivo imperfetto si usa per esprimere contemporaneità rispetto al verbo principale, se il verbo della frase principale è all'indicativo passato prossimo o imperfetto, oppure se si ha un verbo che esprime desiderio o volontà al condizionale presente o passato.




Il congiuntivo trapassato di solito viene usato nelle frasi secondarie introdotte da forme verbali al passato di verbi che vogliono il congiuntivo come credere, pensare, sperare, ecc. e serve per esprimere anteriorità rispetto al momento indicato dal verbo della frase principale.






Perifrasi verbali

INIZIO
Ho cominciato a studiare quattro anni fa.

INTERRUZIONE
Ho smesso di studiare due anni fa.

REITERAZIONE
Ho ripreso a studiare un anno fa.

DURATA
Sta studiando da quattro anni.

CONTINUAZIONE
Ho continuato a studiare per altri due semestri.

CONCLUSIONE
Ho finito di studiare un mese fa.



In italiano e in rumeno


In italiano e in catalano


In italiano e in spagnolo


In italiano e in francese


In italiano e in portoghese


In italiano e in tedesco

giovedì 14 marzo 2019


Un tempo, la norma tradizionale prevedeva per i verbi meteorologici l'uso del solo ausiliare "essere".

Ormai i verbi che si riferiscono a fenomeni meteorologici (piovere, grandinare, nevicare, fioccare, diluviare, tuonare, balenare, lampeggiare e simili) utilizzano indifferentemente "essere" o "avere" in qualunque livello di lingua e senza apprezzabili sfumature semantiche. Insomma, le forme "è piovuto" e "ha piovuto" sono corrette entrambe.



Però quando i verbi meteorologici sono usati non in modo impersonale l'ausiliare da utilizzare è "essere":

Sono piovute critiche a non finire per quel che hai fatto!


mercoledì 16 gennaio 2019



Anche se a milioni di italiani è stata insegnata la presunta regola che il pronome perde l'accento davanti a STESSO e MEDESIMO, scrivere sé stesso, sé stessi, sé medesimo e sé medesimi non è un errore. Anzi, i migliori grammatici italiani consigliano di scrivere sempre l'accento su .

Non si fida mai di sé stesso e tiene per sospetto tutto ciòche gli suggerisce la sua ragione.
"A sé stesso" è una poesia di Giacomo Leopardi scritta a Firenze nel settembre del 1833.
Si preoccupano di sé stessi.
Lo fanno per sé medesimi.
Chi stima sé stesso è al sicuro degli altri; indossa una corazza che nessuno può penetrare.
Rispettare sé stessi significa accettare e far crescere la propria essenza originale.




L'Enciclopedia Treccani usa sempre la grafia SÉ STESSO.


martedì 1 gennaio 2019



Filastrocca di Capodanno
Filastrocca di Capodanno,
fammi gli auguri per tutto l’anno.
Voglio un gennaio col sole d’aprile,
un luglio fresco, un marzo gentile,
voglio un giorno senza sera,
voglio un mare senza bufera,
voglio un pane sempre fresco,
sul cipresso sempre fresco,
che siano amici il gatto e il cane,
che diano latte le fontane.
Se voglio troppo dammi niente,
dammi una faccia allegra solamente.
L’anno nuovo
Indovinami, indovino,
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?
Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un carnevale e un ferragosto,
e il giorno dopo il lunedì
sarà sempre un martedì.
Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno.
O anno nuovo
O anno nuovo, che vieni a cambiare
il calendario sulla parete,
ci porti sorprese dolci o amare?
Vecchie pene o novità liete?
Dodici mesi vi ho portati,
nuovi di fabbrica, ancora imballati;
trecento e passa giorni ho qui,
per ogni domenica il suo lunedì;
controllate, per favore:
ogni giorno ha ventiquattr’ore.
Saranno tutte ore serene
se voi saprete usarle bene.
Vi porto la neve: sarà un bel gioco
se ognuno avrà la sua parte di fuoco.
Saranno una festa le quattro stagioni
se ognuno avrà la sua parte di doni.
(Gianni Rodari)
Impariamo italiano!