martedì 9 aprile 2030

mercoledì 4 giugno 2025

DIFFERENZE TRA IMPERFETTO E PASSATO PROSSIMO


Quando si usa l'IMPERFETTO?

  1. Per parlare di azioni abituali, ripetute o che durano nel tempo.

  2. Per descrivere due o più azioni che succedono insieme.

  3. Per descrivere una situazione o un’azione lunga che viene interrotta da un’altra azione più breve.


Esempi:

  • Leggevo sempre prima di dormire. (azione abituale)

  • Giocavamo a calcio ogni pomeriggio. (azione ripetuta)

  • Da bambino mangiavo tanti dolci.

  • Ogni estate andavamo in montagna.

  • Ieri pomeriggio mentre studiavo, ascoltavo musica e sognavo le vacanze. (azioni nello stesso momento)

  • Mentre scrivevo la lettera, parlavo al telefono e sorseggiavo un caffè.

  • Mentre cucinavo, guardavo la TV.

  • Guardavo la TV, quando è suonato il telefono. (azione lunga + azione breve)

  • Passeggiavo nel parco, quando ho incontrato un vecchio amico.

  • Dormivo, quando qualcuno ha bussato alla porta.



Quando si usa il PASSATO PROSSIMO?

  1. Per parlare di azioni finite, già concluse.

  2. Per raccontare azioni che succedono una dopo l’altra.

  3. Per indicare l’azione breve che interrompe un’azione più lunga.


Esempi:

  • Ho letto quel libro la scorsa settimana. (azione finita)

  • Siamo andati al mare per un giorno

  • Ho mangiato una pizza ieri sera.

  • Abbiamo visitato Roma l’anno scorso.

  • Stamattina mi sono svegliato, mi sono lavato, e sono uscito(azioni in sequenza)

  • Ho cucinato, poi ho apparecchiato e infine ho cenato.

  • Ho fatto colazione, ho preso l’autobus e sono arrivato a scuola.

  • Stavo leggendo, quando è entrato mio fratello. (azione lunga + azione breve)

  • Correvo nel parco, quando ho sentito un forte rumore.

  • Guardavo un film, quando il telefono ha squillato.


 

In sintesi:

  1. Usiamo l’imperfetto per descrivere abitudini, situazioni e azioni lunghe.

  2. Usiamo il passato prossimo per parlare di azioni finite, una dopo l’altra, o per l’azione breve che interrompe una situazione.

lunedì 2 giugno 2025

1. Accento su “e” e “o” (non sull’ultima sillaba)


Quando l’accento cade sulla “e” o sulla “o” e non si trova sull’ultima sillaba della parola, nella maggior parte dei casi queste vocali si pronunciano chiuse. Ad esempio, si dice:

  • méla
  • dóccia
  • sénno
  • móndo

Tuttavia, esistono delle eccezioni, come nelle parole: 

  • gèlo
  • bène
  • gònna


2. Parole tronche che finiscono in “e”

Nelle parole tronche (cioè con accento sull’ultima sillaba) che terminano con “e”, la vocale si pronuncia quasi sempre chiusa. Per esempio:

  •  tré
  •  mé, té, sé (pronomi)
  •  tutti i derivati di “che” (come perché, poiché, affinché…)

Anche qui ci sono eccezioni, come: caffè, tè (la bevanda), karkadè, bèh e, in generale, le esclamazioni.
 

3. Il dittongo “ie”

Nel dittongo “ie”, la “e” è quasi sempre aperta. Si pronuncia:

  • cièlo
  • mièle
  • pièno

Fanno eccezione le parole che terminano in -ietto, -ietta, -iezza, dove la “e” è chiusa: bigliétto, magliétta, ampiézza.


4. Participi presenti

Nei participi presenti, la “e” si pronuncia sempre aperta: 

  • presidènte
  • solvènte
  • gerènte
  • potènte 

 

5. Pronuncia di “e” e “o” in base ai suffissi

A seconda del suffisso della parola, si può stabilire se la “e” e la “o” vadano pronunciate aperte o chiuse:

    La “e” è aperta se la parola termina con:
    -ela, -elo, -endo, -enno, -ene, -ente, -enza, -erno, -ero, -errimo, -esimo, -estre, -evolo, -iera, -iere

    La “e” è chiusa se la parola termina con:
    -ecchio, -eccio, -efice, -eggio, -esco, -esimo, -essa, -eto, -etto, -evole, -ezza, -mente, -mento

    La “o” è aperta se la parola termina con:
    -occhio, -occio, -olo, -orio, -osi, -ota, -otico, -otto, -ozzo

    La “o” è chiusa se la parola termina con:
    -oio, -one, -oni, -ore, -oso

martedì 1 aprile 2025

 

 Aggettivi che richiedono la preposizione DA

alieno da
differente da
dissimile da
diverso da
esente da
immune da
indipendente da
libero da
lontano da
reduce da



Esempi di uso:

  • Sono ALIENO DA ogni interesse in questa questione.
  • Questo vino è DIFFERENTE DA quello che abbiamo assaggiato ieri.
  • Il tuo stile è completamente DISSIMILE DA quello di tuo fratello.
  • Il risultato è DIVERSO DA quello che mi aspettavo.
  • Il documento deve essere ESENTE DA errori grammaticali.
  • Il vaccino lo ha reso IMMUNE DA quella malattia.
  • La decisione deve essere INDIPENDENTE DA influenze esterne.
  • Ora mi sento finalmente LIBERO DA ogni preoccupazione.
  • Preferisco stare LONTANO DA ogni tipo di conflitto.
  • Sono REDUCE DA un pranzo di famiglia.

venerdì 14 marzo 2025


 

Andarsene Andare via. Io non resto più qui: me ne vado.

Averne fin sopra i capelli (Non poterne più, averne abbastanza) Essere estremamente stanchi, irritati o frustrati da una situazione o da una persona, al punto di non poter più sopportare.  Carla mi ruba sempre i soldi! Ne ho fin sopra i capelli, deve smetterla!

Farne di tutti i colori (Farne di cotte e di crude) Comportarsi in modo sregolato, combinare guai o pasticci di ogni genere, spesso con un'accezione che può essere sia negativa (azioni disordinate o problematiche) sia scherzosa (vivacità o esuberanza).  Durante la festa, i bambini ne hanno fatte di tutti i colori: hanno rovesciato il succo, rotto un vaso e colorato i muri!

Valerne la pena Si usa per esprimere che il risultato o il beneficio derivante da un'azione giustifica l'impegno necessario. È stato un viaggio lungo e faticoso, ma ne è valsa la pena: il panorama era mozzafiato.

Venirne fuori Riuscire a superare una situazione difficile, complicata o problematica, trovando una soluzione o liberandosi da un ostacolo. Dopo la fine della relazione, ci ha messo un po' di tempo, ma è riuscito a venirne fuori e tornare a sorridere.

Che ne è di…? Dov’è questa persona? Puoi darmi delle informazioni?

Andarne di (del tuo lavoro, dei tuoi affari, della tua salute, della tua reputazione…). Essere in pericolo, essere in gioco. Non prendere questa situazione alla leggera, ne va della tua reputazione.

Non volermene (volercene)  In frasi negative, serbare rancore, provare risentimento verso qualcuno.  Non volevo offenderti, spero che tu non me ne voglia.

 

Crederci Avere fiducia o convinzione in qualcosa o qualcuno. Devi crederci se vuoi raggiungere i tuoi obiettivi.
Essere sorpresi o increduli (spesso usato in senso negativo): Non ci posso credere, ha vinto la lotteria!

Metterci Impiegare tempo, impegno o aggiungere qualcosa. Quanto tempo ci metti per finire il lavoro?

Pensarci
Riflettere su qualcosa od occuparsi di una situazione. Ci penso io a risolvere il problema.

Prenderci gusto
Cominciare a provare piacere nel fare qualcosa. Prima non mi piaceva studiare il tedesco, ma ora ci ho preso gusto.
 
Saperci fare Essere abili in qualcosa, soprattutto nei rapporti sociali o pratici. Non sono bravo con le piante, ma tu ci sai fare davvero. 

Sentirci
  Riferito alla capacità uditiva. Non ci sento bene da un orecchio.

Tenerci Dare importanza o affetto a qualcosa o qualcuno. Lei ci tiene a mantenere buoni rapporti con tutti. 

Vederci
Riferito alla capacità visiva. Non ci vedo bene senza occhiali.
 
Volerci Indica ciò che è necessario per qualcosa. Per fare una buona pizza ci vogliono ingredienti freschi.

Avercela Essere arrabbiati o risentiti verso qualcuno. Ce l’hai ancora con me per quello che ho detto?

Farcela Riuscire a compiere qualcosa con successo. Ce la farai sicuramente se ti impegni.

Mettercela tutta Impegnarsi al massimo per ottenere un risultato. Se vuoi superare l'esame, devi mettercela tutta!

 

mercoledì 12 marzo 2025

 


Le congiunzioni italiane che richiedono l'uso del verbo al congiuntivo sono principalmente quelle che introducono situazioni di dubbio, ipotesi, desiderio, emozione, concessione o condizione.

Ecco un elenco delle principali congiunzioni che reggono il congiuntivo:

AFFINCHÉ, PERCHÉ:

Ho scritto una guida dettagliata affinché nessuno commetta errori.
Ho alzato la voce perché tutti mi sentissero chiaramente.


BENCHÉ, SEBBENE, MALGRADO, NONOSTANTE, PER QUANTO:
Benché fuori piova, ho deciso di uscire a fare una passeggiata.
Sebbene non avessimo fame, abbiamo preso un dolce al bar.
Malgrado ci fosse traffico, siamo arrivati in orario al cinema.
Nonostante avessi paura, ho accettato di provare l'arrampicata.
Per quanto tu faccia, non sarà sufficiente.


PURCHÉ, A CONDIZIONE CHE, A PATTO CHE, QUALORA, NEL CASO CHE, NEL CASO IN CUI:
Andremo al parco, purché smetta di piovere.
Ti presto la mia bici, a condizione che tu me la restituisca entro domani.
Ognuno è libero di agire, purché rispetti la libertà altrui.
Qualora tu avessi bisogno, chiamami.
Porta una giacca pesante nel caso che faccia freddo questa sera.
Ti scrivo un messaggio nel caso in cui non riesca a trovarti al bar.


SENZA CHE, COME SE:
Sono uscita di casa senza che i miei genitori se ne accorgessero.
Parla come se sapesse tutto.


PRIMA CHE:
Sistemiamo tutto prima che gli ospiti arrivino.


Impariamo italiano!